UN BLOG PER TORNARE AD ESSERE NUDI, PER RISCOPRIRSI VIVI. UN BLOG PER ANIME BARCOLLANTI CHE USANO PAROLE PER SORREGGERSI E SUONI PER DIFENDERSI.
martedì 22 dicembre 2009
mercoledì 2 dicembre 2009
NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE
oltanto un bambino irrequieto in cerca di attenzioni, che deluso da una mamma impegnata in nuove storie sentimentali e dalla sorella maggiore, ad un certo punto scoppia. Eh…Dio come riduce la camera della sorella!
Insofferente verso ogni cosa, dopo avere tirato un bel morso al braccio della povera madre, scappa di casa.
Ed ecco che in me scocca il deja vu, nel senso che il morso, quello vero, me lo sono beccato anch’io mooolto moooolto tempo fa da un altro bambino irrequieto, ovvero quel vampiro di mio fratello. Un dolore incredibile e un bel cerchio viola con una simpatica cornicetta stampato sul braccio per una buona settimana. Vorrei soltanto sottolineare che, ovviamente, come potete bene immaginare, io non avevo fatto assolutamente niente per provocarlo!
Va beh, comunque, ritornando al film, Max finisce su una barca a vela con cui attraversa acque dapprima calme, ma poi sempre più agitate, fino a quando viene sbattuto da una corrente indomabile su un’isola sconosciuta.
In questa nuova terra vivono degli spaventosi, ma anche simpatici e teneri mostriciattoli che offrono a Max la loro amicizia, senza neanche dubitare della veridicità delle storie raccontate da lui, lo incoronano loro re e gli affidano una missione importante: spazzare via la tristezza dalla loro vita.
Ma la verità viene sempre a galla. E mica vi posso raccontare tutto però!
Comunque, la cosa bella è che tutto questo nasce da un libricino illustrato da bambini di poche paginette di Max Sendack, Where the wild things are. Solo che Spike Jonze (regia) e Dave Eggers (sceneggiatura), ci hanno messo ben 7 anni per trasformare quelle stesse pagi
ne in pellicola.
Uno sforzo che, a mio modestissimo parere, ne è valso la pena.
Altra particolarità: su http://weloveyouso.com potete trovare un interessantissimo blog, una sorta di diario di produzione dove seguire i lavori dei due esseri mitologici nominati sopra (Jonze e Eggers)
Insomma, bello bello bello, anche per i grandi, ovviamente!
martedì 1 dicembre 2009
Grazie a tutti per aver partecipato alla presentazione di "Pelle"!
Riguardo le foto e quasi mi commuovo.
venerdì 20 novembre 2009
LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI di Paolo Giordano
Perché ho fortemente voluto leggerlo? Perché è stato il caso editoriale del 2008, ovviamente, ma anche perché Paolo Giordano, oltre ad essere un giovane scrittore esordiente carino carino, è anche un ricercatore in fisica. Un dettaglio che può sembrare ininfluente, ma che, nel mio caso, sovverte tutta la serie di preconcetti sugli studiosi di fisica biologia e materie attinenti. A dire il vero, li pensavo più concreti, certamente non propensi al romanzo.
Beh, mi sbagliavo, lo ammetto.
La solitudine dei numeri primi è un romanzo che narra parallelamente le vite di Alice e Mattia, due ragazzi speciali segnati per sempre da un passato doloroso che li porta spietatamente a diventare incapaci di vivere una vita completamente normale. Incapaci di interagire col mondo esterno, come anche di trovare un equilibrio tra di loro, crescono incrociandosi e scoprendosi strettamente uniti, anche se comunque invincibilmente divisi, come quei numeri speciali che i matematici chiamano i “primi gemelli”, appunto:
“I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci”.
Affascinante, coinvolgente, scritto molto bene, l’ho apprezzato anche se tutto il gran parlare che ha accompagnato l’uscita del libro ha alimentato delle attese difficili da soddisfare se non si è proprio dei geni (e non solo matematici).
mercoledì 18 novembre 2009
ANAIS NIN, COSì SUBLIME, COSì SCANDALOSA
“La vita ordinaria non mi interessa. Cerco solo i momenti subli
mi. Sono in sintonia con i surrealisti, alla ricerca del meraviglioso. Voglio essere una scrittrice che ricorda agli altri che questi momenti esistono…”.
Bella, affascinante, cosmopolita, controversa, amata da tutti, scandalosa, profonda conoscitrice dell’animo umano. Un p
o’ troppo per il ventesimo secolo.
Anais Nin, scrittrice di racconti erotici, nonché amante di Arthur Miller, è stata una donna mossa da
un profondo bisogno di conquista, dal bisogno di essere adorata, dal bisogno di interessare, un bisogno che le ha dato forma, come uno scultore fa con le pietre di marmo. “Se mio padre se n’è andato, se non mi amava dev’essere perché non ero amabile. Come cortigiana avevo già assaggiato il fallimento. Dovevo trovare altri modi per interessare gli uomini“.
Quale posto migliore rispondeva alle sue esigenze se non la Parigi degli anni ’30? Il richiamo di quella città era soprattutto dovuto al fervido clima intellettuale che dominava incontrastato le sue atmosfere, generato e rigenerato in continuazione dai più grandi artisti, scrittori, poeti, musicisti, teatranti di allora. Tra le vittime mietute dalla Nin anche Antonin Artaud e Henry Miller, i due da me più invidiati, ma anche Gore Vidal, Dalì, Sigmund Froid.
Per cominciare ad avvicinarsi e assaporare la sua voglia di vivere, di amare, di appassionarsi con tutta l’anima e con tutto il corpo, il mio consiglio è di cominciare con il “DIARIO”, una raccolta di scritti autobiografici iniziata nel 1931, che racchiude in sé una delle più belle storie d’amore che mi abbiano mai fatto vibrare e su cui è basato il film “Henry & June”.
Fidatevi e lasciate venire a galla, insieme ai ricordi, le vostre pulsioni più recondite.
venerdì 13 novembre 2009
Parnassus, l’uomo che voleva ingannare il diavolo
"The Imaginarium of Doctor Parnassus”, il nuovo film di Terry Gilliam, anche definito Il Faust secondo Gilliam, racconta con incredibile maestria la storia dell'immortale Dottor
Parnassus (Christopher Plummer) e del suo scalcinato teatrino ambulante
che porta in giro per le strade di Londra l’Imaginarium, uno spettacolo straordinario che, attraverso uno specchio magico, offre al pubblico la possibilità di immergersi nel mondo della propria immaginazione.
Insieme a lui il fedele aiutante Percy (Verne Troyer), la giovane figlia
Valentina (Lily Cole), il giovane Anton (Andrei Garfield) di lei innamorato e il nano Verne- MiniMe.
Parnassus ha un dono particolare che permette alla gente di vivere espe-
rienze incredibili in un mondo fantastico e onirico, esperienze in grado di cambiare radicalmente la loro vita.
Questo dono non è innato ma è il frutto di un patto col mefistofelico Mr. Nick (Tom Waits) che in cambio, verrà a prendersi sua figlia Valentina allo scoccare del suo sedicesimo anno di vita.
In una notte di tempesta i girovaghi si accorgono che c'è qualcuno appeso per il collo ad una corda che pende da un ponte di Londra. Si tratta di Tony (Health Ledger prima, Johnny Depp dopo) uno smemorato dall'ambiguo passato che porterà nella compagnia una ventata di freschezza.
A questo punto si susseguiranno competizioni, inganni e prove d’amore.
Parnassus è sempre più preoccupato perché la data fatidica si sta avvicinando e presto Mr. Nick verrà a reclamare ciò che gli spetta. E la fine non si può dire!
E così arriviamo ai titoli di coda, dove si legge “Un film di Heath Ledger e amici”, in onore dell’attore morto accidentalmente il 22 gennaio del 2008 per un overdose di farmaci, durante la lavorazione e sostituito magistralmente in corso d’opera da un trio vincente costituito da Johnny Depp, Colin Farrell e Jude Law.
Perché come sostiene Parnassus, "Non si può impedire che una storia venga raccontata".
mercoledì 11 novembre 2009
Erica Zanin presenta "PELLE"
Ambientato tra la Milano dei giorni nostri e un Oltrepo' Pavese imprigionato nel passato, "PELLE"è la storia di Bruno, un autista per caso dalle doti particolari. Gioca a fare il re del suo autobus, trasformando i passeggeri in spunti interessanti per i racconti che scrive, o che semplicemente immagina. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con il suo mistero, con la sua sregolatezza, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.
Una storia di un quotidiano ribaltamento di vita. L’amore inventato, l’amore recitato che può comporre forme di passioni e gioie come quello vero. E come quello vero sa fare male.
Interviene Fabiola Paulli.
Coordina Mirko Casarini
Seguirà rinfresco (+possibilità di pranzare in agriturismo della zona)
sabato 24 ottobre 2009
THE BLUE PLANET. Requiem laico sull'ambiente.
Se vi dovesse capitare di vedere in giro per la vostra città la locandina dello spettacolo The Blue planet, correte immediatamente ad assiurarvi un posto nel teatro designato. Io l’ho fatto e vi assicuro che non me ne sono affatto pentita.
In questo periodo è al teatro Arcimboldi che Greenaway, affiancato da Saskia Boddeke mette in scena il diluvio universale. Gli spettatori partecipano come sempre a bocca aperta a un oratorio multimediale mai visto prima, cercando di non lasciarsi sfuggire nulla.
La particolarità dello spettacolo sta nell’uso congiunto di recitazione, canto, musiche di Goran Bregovic dal vivo, di cinema bidimensionale e di realtà virtuale 3d, tecnologie avanzate che richiedono un’attenzione straordinaria del pubblico, ma che permettono di scindere lo spettacolo in più livelli che insieme vanno a costituire una struttura unica.
«Ci chiediamo se l’elemento virtuale e reale siano concetti così distanti, ma la Bi
bbia dopo tutto è un “fantasy second life affair”, offrendo il Paradiso come il desiderio dell’appagamento, è un libro di storie di sogni e di speranze».
Greenaway si ispira alla Genesi, al momento in cui il vecchio Noè si confronta con la moglie i due figli e, soprattutto con Dio. Ma si spinge oltre, usando il testo della Genesi come allegoria dell’emergenza ambientale e
dei drammi causati dall’uso irresponsabile dell’ambiente. Da qui il colore blu dei personaggi reali e degli avatr di second life, di una bravura eccezionale, soprattutto il/la grande Noè.
Di una bellezza in grado di far accapponare la pelle.
http://www.youtube.com/watch?v=Tl2jdglS1h8
lunedì 19 ottobre 2009
MARINA di Carlos Ruiz Zafón
Un libro in cui perdersi per qualche giorno, senza possibilità di chiuderlo prima di aver letto il finale? Per esempio, Marina, uno dei primi romanzi scritti da Carlos Ruiz Zafón e uno degli ultimi a essere stati pubblicati. Un condensato di mistero, magia, fantasia, coraggio e fascino.
Come suggerisce lo stesso Carlos Ruiz Zafón, t
Un’avventura sensazionale da leggere tutta d’un fiato in cui il lettore viene risucchiato in una Barcellona gotica, perché
Concludo con un'altra citazione di Zafón: Adesso conoscete la verità. Imparate a dimenticarla.
martedì 25 agosto 2009
STORIA DI UN MATRIMONIO
Perché accontentarsi di un ragazzo qualunque, quando si sa che su questa terra (e precisamente negli USA) camminano uomini come Andrew Sean Greer? Uomini che leggono Proust e Nabokov, che scrivono romanzi e che conoscono così bene le donne da scrivere un libro dal punto di vista femminile. E carini, per giunta.
Parliamo di “Storia di un matrimonio”, edito da Adelphi. Ambientato negli anni’50, in un quartiere ai margini di San Francisco, mostra la realtà dagli occhi di Pearlie Cook, moglie di Holly, madre di Sonny e amica/nemica di …., una realtà che non corrisponde molto alla verità, ma che piano piano vi si avvicina, vi prende contatto e vi rimane scottata: “Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo, ma le verità nascoste sono sempre in agguato”.
Dietro la rassicurante tranquillità di un matrimonio a cui tanto ambisce Pearlie, si avverte il fantasma della guerra, con tutti i segni che ha lasciato sulle cose e sulle persone: i problemi di salute di Holland, i ricordi, le abitudini . Poi, all’improvviso, l’entrata in scena dell’uomo venuto dal passato porta a galla segreti dolorosi a cui Pearlie si sforza di non credere, ma con cui, in ultima battuta, è costretta a fare i conti.
Finchè ”Ciò che amiamo si rivela una traduzione scadente di una lingua che conosciamo appena”.
Ma noi, in fondo, cosa ricerchiamo? Per dirla con parola della mia collega (L.M.), preferiamo il disordine della vita o l’ordine della tomba?