Ogni tanto i buoni sentimenti fanno proprio bene e un lungometraggio di animazione come questo è in grado di destare l’interesse di un pubblico di tutte le età, catturando l'attenzione e il cuore degli spettatori in un mondo magico, in cui due culture e due religioni lontane si incontrano, quella occidentale e la civiltà islamica.
La storia, legata all'infanzia del regista trascorsa in Africa, narra infatti le vicende di due bambini, il biondo Azur e il bruno Asmar, cresciuti dalla nutrice (la mamma di Asmar) nella casa del ricco padre di Azur. Un giorno, il severo padrone di casa decide di dividere i due "fratelli" e di mandare il proprio figlio in collegio, cacciando via la nutrice e Asmar. Nonostante questo tutti si riincontrtanno al sud, nelle terre narrate nelle storie della nutrice, nel tentativo di liberare la bellissima Fata dei Jinns, imprigionata in attesa del suo salvatore.
Belle le suggestive ambientazioni medievali, degli anni antecedenti le crociate in cui la pellicola è ambientata, così come gli abiti portati sullo schermo e la colonna sonora, realizzata da Gabriel Yared, uno dei maggiori compositori francesi, già vincitore di un Oscar. Un capolavoro di colori e grafiche dalle ambientazioni magiche in cui Ocelot abbandona la tavolozza quasi monocromatica di Kirikù, passando dall’Africa nera al mondo arabo pieno di illusioni e colori, intrisa di fate, miti, sortilegi e creature favolose.
Uno dei cartoni animati più amati dal mio nipotino.. :) Ire
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