"It is very rare that one experiences so directly, before a
photographic work, the feeling of what inspired it and of what from day to day
was its purpose. It is especially so as this feeling is completely contrary to
what we think – or believe – we know of war photography". Christian Caujolle in "Lashkars" Ed Actes Sud 2011
Mi
sono persa in una foto.
In
bianco e nero, è talmente essenziale, ma al contempo profonda da arrivare al
cuore delle cose.
Non
a caso, fa parte di Lashkars La serie di fotografie esposte a Spazio Forma,
premiate dalla Fondation Gestion Carmignac dopo una selezione di progetti sull’area
del Pashtunista. L’autore è un fotografo romano, classe 1979, Massimo Berrutti,
un reporter di frontiera che ha viaggiato molto in Asia, e in particolar modo
in Pakistan e Afghanistan, interessandosi ai cambiamenti sociali che stanno
interessando la regione.
Dalla
condivisione della vita quotidiana con i Laskhars, sono nate queste visioni
pure, animate da un movimento interno e ambientate in un rigido inverno, ma
anche vere, con una storia intrisa di sofferenza, speranza e attesa.
«Nel mio lavoro non ci sono mezze misure. Investe tutto, anche la
sfera privata. È una passione che prosciuga e da cui è impossibile fuggire». Massimo
Berrutti
«La fotografia mi affascina per la sua innata capacità di
comunicare, è un modo per poter dire qualcosa. Le storie che vado a raccontare
hanno quasi sempre un retroscena che io non condivido e che vorrei evidenziare
forse anche per suscitare un po' di fastidio, procurare una sorta di orticaria.
Per chi fa reportage, la finalità è sempre legata al voler comunicare qualcosa,
pur mantenendo uno sguardo imparziale. Vorrei che le mie fotografie parlassero
attraverso il loro contenuto, la sostanza. Non voglio indirizzarne la lettura
attraverso giochi di atmosfere. Penso che una fotografia non debba essere costruita,
quanto piuttosto cercata». Massimo Berrutti