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venerdì 6 settembre 2019

MADRE! OVVERO ARONOFSKY E' UN PAZZO E IO LO ADORO!



Regia: Darren Aronofsky
Genere: Horror, Drammatico, Thriller
Anno: 2017
Paese: USA
Durata: 121 min
Formato: Colore
Attori principali: Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Ed Harris, Michelle Pfeiffer, Domhnall Gleeson




"Tu non ami me, ma il mio modo di amarti."
Prima cosa da chiarire subito: Aronofsky è un pazzo!
Seconda cosa: Aronofsky è un pazzo che io stimo molto!

Fatte queste premesse posso cominciare a parlare di Madre! (Mother!), un thriller esoterico del 2017, scritto e diretto appunto da Darren Aronofsky, che sfiora il capolavoro.



Un film disturbante e controverso che ha spaccato in due la critica e anche me.
Se da una parte sono rimasta ammaliata e irretita dalla sua audacia cinematografica e dal suo humor nero, dall’altra la regia claustrofobica e il carattere estremo e sopra le righe di un racconto che non ha paura di rasentare il kitsch o il ridicolo, mi hanno letteralmente spiazzato.


L’effetto onirico e claustrofobico sarà forse dovuta al fatto che l’unico luogo dove vengono ambientate tutte le scene è una casa in mezzo alla foresta dove i due protagonisti Jennifer Lawrence e Javier Bardem vivono insieme. Lui, un Dio Poeta amato e stimato, anche se in profonda crisi creativa, interpretato da Javier Bardem; lei, un’eterea Jennifer Lawrence, profondamente innamorata del suo “Dio”.
Il loro rapporto idilliaco viene distrutto dall’arrivo di uno sconosciuto (Ed Harris), un grande fan del Poeta, che Javier decide di ospitare anche senza il consenso della moglie. Poco dopo lo sconosciuto viene raggiunto dalla propria moglie, interpretata da Michelle Pfeiffer, e dai figli.


Nascosto dietro le righe, ma neanche troppo, il film utilizza la Bibbia come espediente narrativo per rappresentare il rapporto tra gli esseri umani e la Madre Terra.
La Madre!, appunto, è destinata a soccombere a causa dell’invadenza distruttiva degli ospiti che popolano la Terra, incapaci comprendere e rispettare il suo grande amore.
Seguendo questo filone, c’è chi vuole anche che, in ottica cristiana Javier Bardem e Jennifer Lawrence rappresentino rispettivamente Dio e la Madonna mentre Ed Harris e Michelle Pfeiffer dovrebbero rappresentare Adamo (tanto che anche lui ha una ferita sul fianco all’altezza della costola) ed Eva che compiono il peccato originale, ovvero rompono il cristallo che il Poeta custodisce gelosamente nel suo studio. 
E' proprio questo evento a scatenare tutta una serie di eventi catastrofici che faranno vacillare la pazienza di Madre, fino a un definitivo crollo di nervi.

Sarà lo stesso Aronofsky a spiegarlo:
“Ci sono elementi completamente biblici che mi hanno sorpreso – alcune persone li hanno colti immediatamente, altre non ne hanno avuto idea, e penso dipenda esclusivamente dal modo in cui siano state educate. La struttura per il film è stata la Bibbia, utilizzandola come un modo per discutere di come gli esseri umani hanno vissuto qui sulla Terra. Ma doveva essere anche ambigua, perché non è una storia, è qualcosa di più strutturale. Molte persone non stanno guardando il quadro completo, ci sono molte piccole cose ed Easter Eggs e su come le cose si collegano tra di loro, e penso che sia parte del divertimento di eviscerare il film. Ho iniziato con le tematiche, l’allegoria; ho voluto raccontare la storia di Madre Natura dal suo punto di vista. Mi sono anche reso conto che renderla una persona che si occupa della sua casa e che si occupa del suo uomo creava un legame, che c’era una connessione. Quindi, questo è il tema da cui sono partito, ho scritto la storia, che è diventata una storia molto umana su questa coppia che viene invasa da queste orde. E poi mentre giri un film ritorni sempre a quei temi originari e inizi a capire: ‘Bene, come posso esprimere questa cosa visivamente e acusticamente con tutti i diversi strumenti che ho a disposizione come regista?’ Quindi è qualcosa di circolare più o meno.”

Per il ruolo della protagonista principale la scelta è caduta su Jennifer Lawrence, diventata popolare nel 2012 con Il lato positivo e Hunger Games. Questo film ha certamente segnato la sua vita, in primis perché le è costato la dislocazione di una costola e una crisi di iperventilazione durante le riprese di una scena intensa, ma soprattutto perché tra una ripresa e l’altra, è nata anche una storia d’amore tra lei e il regista.

Eppure, nonostante tutto, il film è stato accolto negativamente alla 74ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e nell'edizione dei Razzie Awards 2017, il film ha ricevuto tre candidature per la peggior attrice (Jennifer Lawrence), il peggior attore non protagonista (Javier Bardem) e il peggior regista (Darren Aronofsky).


Per fortuna tra chi difende questo film lodandone il coraggio ci sono anche la performer Marina Abramovic e il regista Martin Scorsese, altrimenti mi sarei sentita un po’ confusa per la stima che ho provato e per il mio timido applauso...sicuramente da vedere!

lunedì 29 aprile 2019

The road, recensione scomposta

Titolo: The Road
Genere: Drammatico, thriller.
Durata: 111 minuti.
Paese di produzione: Stati Uniti d’America.
Regia: John Hillcoat
Attori principali: Viggo Mortensen, Kodi Smit-McPhee , Charlize Theron, Guy Pearce, Robert Duvall, Molly Parker
Tratto da: romanzo Premio Pulitzeer 2006 "La strada" di Cormac McCarthy (Ed. Einaudi)
Musiche: Warren Ellis, Nick Cave
Data uscita: 28 Maggio 2010




Se n’era andata e quella freddezza era stata il suo ultimo regalo. Morì chissà dove nel buio.Non c’è altra storia da raccontare.




Un mondo post apocalittico, in coma. Zero forme di vita, vegetale ed animale. L’America è una pianura piatta e scheletrita in cui pochi superstiti vagano alla ricerca di cibo nel freddo senza luce di una fitta coltre di fumo.


Un padre (Viggo Mortensen) e suo figlio di circa 8 anni (Kodi Smit-McPhee) seguono la strada verso sud, alla ricerca di un clima più tollerabile, alla ricerca della salvezza, alla ricerca di un mare che non ha più nemmeno il colore del mare.

L’amore smisurato che c’è tra di loro, la mancanza di tutto, la consapevolezza del padre di non poter difendere il proprio figlio per sempre, il tentativo di insegnare al figlio come sopravvivere.




Una pellicola cupa, rigorosa, quasi insostenibile per lo spoglio realismo, che ha messo insieme con ritmo serrato il drammatico, il thriller, ed il post-apocalittico

The Road è un interessantissimo film a volte spietato, altre commovente realizzato nel 2009 dal regista australiano John Hillcoat, tratto con inutile fedeltà dal romanzo di Cormac McCarth La strada, pubblicato nel 2006 e vincitore del Premio Pulitzer nel 2007.

Il film è stato tenuto dal produttore nel cassetto per un anno e dal distributore italiano per altri sei mesi. Entrambi speravano che la crisi sociale, originata da quella economica, finisse, temendo che il tono greve che caratterizzava il film è la filosofia hobbesiana dell’ “homo homini lupus”, che ne era alla base, potesse appesantire il clima da crisi economica. Ma la crisi era appena cominciata, quindi non restava altro da fare...
E forse proprio a ripristinare un barlume di speranza serve la morale familiare religioso/cristiana con cui sembra chiudersi.


In tutto questo, la presenza di una star del calibro di Charlize Theron imposta da Hollywood ha spinto gli sceneggiatori a dare maggiore spazio al personaggio della moglie del protagonista, che nel libro di Mccarthy occupava poche pagine, togliendo equilibrio e conferendo pesantezza alla pellicola.

Spettacolare invece Viggo Mortensen, uno di quegli attori che ha talmente bisogno di immedesimarsi nel suo personaggio che ha deciso di dormire indossando i suoi vestiti quotidiani e di affamarsi in modo terribile, tanto che i commessi di un negozio di Pittsburgh lo hanno via, convinti che fosse un senzatetto.

Altro elemento degno di nota è la colonna sonora minimalista composta da Nick Cave e Warren Ellis, un sapiente miscuglio di suoni sinistri e oscura bellezza, tra violini, piano, suoni elettronici e loop sonori.

Ma questa non è la prima volta di Nick e del suo barbuto collega: lo aveva già fatto nei western "La proposta" e "L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford" e lo rifarà in seguito con Lawless, sempre di John Hillcoat.

Con poche e azzecate soluzioni pianistiche e l'immancabile violino, il duetto australiano è riuscito a ricreare in 17 sezioni strumentali un sottofondo onirico decadente e delicato per il lungometraggio, una finestra per riprendere fiato mentre ci muoviamo stretti tra il nero del mare e il grigio del cielo.

1. "Home" (2:04)
2. "The Road" (3:40)
3. "Storytime" (2:25)
4. "The Cannibals" (2:03)
5. "Water And Ash" (1:31)
6. "The Mother" (2:46)
7. "The Real Thing" (2:32)
8. "Memory" (3:42)
9. "The House" (3:16)
10. "The Far Road" (2:45)
11. "The Church" (1:34)
12. "The Journey" (4:14)
13. "The Cellar" (1:08)
14. "The Bath" (2:31)
15. "The Family" (3:41)
16. "The Beach" (3:45)
17. "The Boy" (3:11)


sabato 16 dicembre 2017

DARK: La domanda non è dove. Ma quando.


Titolo
originale: Dark
Paese: Germania
Anno: 2017 – in produzione
Formato: serie TV
Genere: drammatico, thriller
Stagioni: 1
Episodi: 10
Durata media episodio: 43-55 min
Lingua originale: tedesco
Ideatore: Baran bo Odar, Jantje Friese
Regia: Baran bo Odar
Sceneggiatura: Baran bo Odar, Jantje Friese, Martin Behnke, Ronny Schalk, Marc O. Seng
Distributore: Netflix
Attori principali: Hofmann, Oliver Masucci, Jördis Triebel

La distinzione tra presente, passato e futuro è solo un’illusione ostinatamente persistente”. Einstein
"Non abbiamo scritto Dark pensando che dovesse piacere un pubblico internazionale, cercando di inserire cose di interesse per gli spettatori giapponesi o francesi e via dicendo. Abbiamo piuttosto cercato di raccontare qualcosa che avesse a che fare con la condizione umana e con domande universali e che pertanto fosse interessante per il pubblico internazionale. Forse anche per non porci il problema, ci siamo concentrati su un piccolo universo privato, sperando che avrebbe interessato il pubblico di tutto il mondo".  Jantje Friese



Partiamo da un presupposto: LA DOMANDA NON È DOVE. MA QUANDO.

E infatti, in Dark, il "dove" è abbastanza semplice: siamo a Winden, una piccola cittadina tedesca cupa e piovosa, oltre che minacciata da una grande centrale nucleare che sovrasta la foresta di abeti circostante.

Se passiamo a prendere in esame il "quando", invece, cominciano a sorgere un po' di problemi. Siamo nel 2019, ma siamo anche nel 1986 e nel 1953: tre dimensioni temporali differenti che, come in un gioco di prestigio, ogni trentatré anni si collegano.
Non c’è passato, presente e futuro, ma tutto il tempo è collegato come in un'enorme galleria scavata da un lombrico, un wormhole, anche meglio conosciuto come ponte di Einstein-Rosen.

Questa premessa dà origine a una trama intricata ma suggestiva, un intreccio labirintico fatto di strane scomparse di bambini che si ripetono nel tempo, un suicidio inspiegabile, misteri e oscuri segreti che quattro famiglie fortemente interconnesse si trascinano da tre generazioni.

Insomma, una serie articolata e complessa da binge-watching, da guardare necessariamente nel minor tempo possibile e con molta attenzione, altrimenti si corre il rischio di perdersi in uno spettacolo ipnotico che sta facendo discutere spettatori, filosofi e professori, in patria ma non solo.

Su questa prima serie Netflix prodotta in Germania, infatti, è stato detto di tutto e il contrario di tutto. A cominciare dalla somiglianza con Stranger Things (dovuta soprattutto al legame con gli anni 80), fino ad arrivare alla sua vicinanza alla struttura di scatole cinesi che caratterizza Lost, o al richiamo delle atmosfere oscure di Twin Peaks. Senza contare poi i molteplici riferimenti a opere che trattano i viaggi del tempo, Ritorno al futuro su tutti.




Una lavorazione durata 155 giorni, condensata in dieci episodi, inseriti nel catalogo Netflix a partire dal 1 Dicembre e nati dalla solida coppia creativa Baran Bo Odar e Jantjie Friese, rispettivamente regista e head writer della serie. Lui, classe 1978, premiato al Festival di Palm Screen come "regista da tenere d'occhio" per il suo primo film, The Silence, una cupissima storia di amicizia tra tre pedofili. Lei, sceneggiatrice poliedrica con un passato da attrice e produttrice.


Il tono di Dark, come già dice il nome, è ossessivamente cupo, con atmosfere create ad arte da una colonna parlante e accattivante in grado di dipingere attorno a Winden un’aura di autentico terrore e che ci aiuta ad altalenarci continuamente tra gli anni 80 e i giorni nostri grazie a un sapiente mix di pezzi indie/alternative con sprazzi di elettronica e di brani anni ’80, compreso il bizzarro riferimento al nostro Nino D'Angelo.

Molto bella è anche la sigla iniziale di Apparat che accompagna i titoli iniziali, tratta dall’album The Devil’s Walk (2011).



The Devil’s Walk 
Let’s go into bed Please put me to bed
And turn down the light
Fold out your hands
Give me a sign
Hold down your lies
Lay down next to me
Don’t listen when I scream
Bury your thoughts (doubts)
And fall asleep
Find out
I was just a bad dream
Let the bed sheet
Soak up my tears
And watch the only way out disappear
Don’t tell me why
Kiss me goodbye
For Neither ever, nor never
Goodbye
Neither ever, nor never
Goodbye
Neither ever, nor never
Goodbye
Goodbye

giovedì 28 aprile 2016

Money Monster: quando il rapporto con i soldi diventa difficile


TitoloMoney Monster - L'altra faccia del denaro
Titolo originale: Money Monster
Genere: thriller
Regia: Jodie Foster
Sceneggiatura: Alan DiFiore, Jamie Linden, Jim Kouf
Fotografia: Matthew Libatique
Scenografia: Deborah Jensen
Attori principali: Julia Roberts, George Clooney,
 Dominic West, Jack O'Connell, Caitriona Balfe
Anno: 2016
Durata: 95 minuti
Distribuzione: Warner Bros.
Data uscita in Italia: 12 Maggio 2016

“Io interpreto il capo delle pubbliche relazioni di un’azienda di trading ad alta frequenza. Questa storia pone due belle domande: come funziona il nostro sistema finanziario e cosa stiamo facendo come società?“Julia Roberts in un'intervista a Marie Claire.




Sapete quanti risultati potete ottenere impostando come termine di ricerca su su google "come fare soldi"? Ve lo dico io: 372.000, soltanto in italiano.
Questo vuol dire che 372.000 siti sono pronti a rivelarvi i segreti per vivere da nababbi, che questo implichi azioni più o meno immorali.

E il denaro è sempre più spesso protagonista principlale dei film degli ultimi anni, lo abbiamo visto per esempio nel mio post precedente su La Grande ScommessaSarà perchè, in fin dei conti, tutte le azioni umane sono mosse da tre cose fondamentali, ovvero amore, odio e denaro?


Fatto sta che si parla di soldi anche in Money Monster - L'altra faccia del denaro, il film girato dall'attrice e regista Jodie Foster che uscirà nelle sale italiane il 12 maggio 2016.

Un thriller drammatico/coinvolgente con una storia travagliata alle spalle. Basti pensare che se ne è cominciato a parlare già agli inizi del 2012 ma la produzione è stata posticipata fino alla fine di febbraio 2015, quando a New York sono inziate le riprese.

Dopo il successo di Mr.Beaver che ha confermato definitivamente la sua carriera di regista, alla Foster spetta ora il compito di dirigere due attori che sono ormai entrati nella mitologia Hollywoodiana: sto parlando dell'accoppiata George Clooney e Julia Roberts, di nuovo insieme dopo Ocean's Twelve. Senza contare il resto del cast, del quale fanno parte Jack O’Connell, Caitriona Balfe, Dominic West, Emily Meade ed Olivia Luccardi, nonchè Giancarlo Esposito e Caitrona Balfe, due vecchie conoscenze degli appassionati di serie tv (rispettivamente il Tom Neville di Revolution e la Claire Randall di Outlander).

Money Monster è infatti il nome del programma televisivo di successo che sta conducendo
Lee Gates (George Clooney), quando viene fatto ostaggio da un uomo armato che lo accusa di avergli dato cattivi consigli di investimento, causa principale della sua bancarotta. MIlioni di telespettatori vedono la scena trasmessa in diretta.

Il ruolo di supereroe questa volta spetta a Patty Fenn (Julia Roberts), la produttrice dello show, ma le verità nascoste sono sempre in agguato.

Ma più che una storia di rapimento, Money Monster è la battaglia di un uomo disperato in cerca di spiegazioni per ciò che gli è accaduto, perchè la semplice risposta “È stata colpa di un algoritmo, è così che vanno le cose” non gli è bastata. E' per questo  che decide di prendere in ostaggio Lee Gates, un venditore televisivo che si è arricchito grazie a una serie di investimenti.

Staremo a vedere!


"PELLE" di Erica Zanin

"PELLE" di Erica Zanin
Un romanzo in vendita su www.ilmiolibro.it

"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.