REGIA: Rocco Papaleo
ATTORI: Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Max Gazzè, Rocco Papaleo, Giovanna Mezzogiorno
PAESE: Italia 2010
GENERE: Commedia musicale
DURATA: 105 Min
UN BLOG PER TORNARE AD ESSERE NUDI, PER RISCOPRIRSI VIVI. UN BLOG PER ANIME BARCOLLANTI CHE USANO PAROLE PER SORREGGERSI E SUONI PER DIFENDERSI.
REGIA: Rocco Papaleo
ATTORI: Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Max Gazzè, Rocco Papaleo, Giovanna Mezzogiorno
PAESE: Italia 2010
GENERE: Commedia musicale
DURATA: 105 Min
Sull’onda di letture quali I tetti sopra Teheran e Islampank, ho deciso di approfondire le mie conoscenze basilari sulla cultura underground iraniana, un universo da me prima completamente ignorato che ritengo però debba essere disseppellito, perchè è così che si combattono le guerre.
Mi sono data al nuovo cinema iraniano, incuriosita dal quinto film di Barman Ghobadi, regista iraniano di origine curda, terminato nel 2009 dopo 17 giorni di riprese e vincitore del Premio Speciale della Giuria nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes.
La pellicola è stata girata per intero in clandestinità, senza i permessi e le autorizzazione necessarie, per questo sembra quasi un documentario e costituisce una denuncia antiregime so per se stesso, un tentativo riuscito di fuggire la repressione delle autorità e delle istituzioni iraniane.
I protagonisti sono Nagar e Ashkan, due giovani musicisti che stanno cercando a tutti i costi di mettere su un gruppo indie rock, i Take It Easy Hospital, e di organizzare un concerto a Teheran per finanziare l'acquisto di passaporti falsi allo scopo di emigrare a Londra ed esibirsi sui palchi europei. Sembra semplice, ma non lo è: per il regime islamico iraniano, la musica è impura poichè essa procura gioia e gaiezza e ottenere le autorizzazioni necessarie, che vengono rilasciate col contagocce, è impresa ardua. Ai due non rimane che mettersi nelle mani di Nader, un trafficante tutto fare che li condurrà in quelle vie, in quegli scantinati, nelle sale prove improvvisate nelle fabbriche che
costituiscono l’universo underground di Teheran.
Un film che può piacere o non piacere, ma resta comunque interessante e da vedere in quanto opera d’arte “arrabbiata” e in quanto simbolo di un valore di per se stesso che va al di la della dimensione artistica.
(Il titolo non è casuale : come in Iran è vietato portare fuori sia i cani che i gatti, allo stesso modo i ragazzi protagonisti del film sono costretti a nascondersi per suonare la loro musica, virtualmente proibita dalle autorità).
I Gatti Persiani (Iran, 2010)
Distribuzione: Bim
Regia: Bahman Ghobadi
Cast: Nagar Shaghaghi, Ashkan Koshanejad, Hamed Behad
Sceneggiatura: Bahman Ghobadi, Roxana Saberi, Hossein M. Abkenar
Fotografia: Turaj Aslani
Montaggio: Hayedeh Safiyari
Genere: drammatico
Durata: 101 min.
“L’ASPETTO PiÚ CORAGGIOSO DEGLI UOMINI É CHE CONTINUANO A VOLER BENE A CREATURE MORTALI ANCHE DOPO AVER SCOPERTO CHE ESISTE LA MORTE”
Parla dI morte, quella fisica ma anche quella emotiva, ma non è triste. L'ultimo romanzo della vincitrice del premio Pulitzer Anne Tyler (nella foto a sinistra), The Tin can Tree, ovvero L'albero delle lattine, edito da Guanda, esplora con delicateza e con stile sfolgorante
il dolore universale provato dalla piccola gente comune, con tutti gli annessi e connessi.
Janie Rose, la figlia minore dei Pike, muore a soli sei anni a causa di una banale caduta da un trattore. La vita della casa trifamiliare dal tetto di latta che ospita la sua famiglia e i vicini viene inevitabilmente alterata e sconvolta da questo evento.
Gli equilibri, costruiti faticosamente prima di allora, vengono improvvisamente alternati, trasformando la vita corale in un insieme di cupi microcosmi scombussolati, dove esistenze emotivamente paralizzate reagiscono al dolore ognuno a proprio modo. C’è chi vaga alla ricerca di attenzioni, come Simon, il fratello maggiore di Janie Rose, che ha la sensazione di essere diventato improvvisamente invisibile agli occhi di tutti, o come Joan, che reclama più attenzioni da James che invece le concentra sul fratello Ansel, ipocondriaco, che a sua volta è terrorizzato dal fatto che se dovesse morire nessuno se ne accorgerebbe e nessuno piangerebbe la sua morte. C’è chi tenta la fuga, una fuga mentale come quella di Ansel, una fuga fallita come quella di Joan, una fuga riuscita come quella di Simon, la fuga dal passato di James, la fuga nel silenzio e nella paralisi della Signora Pike, la fuga nel lavoro del Signor Pike.
Il tutto condito con un’attenzione minuziosa e quasi fotografica ai dettagli in cui nessun particolare sfugge alla descrizione. Come finisce? E’ proprio questo il problema…..in realtà non finisce. Dolorosa manchevolezza.
DETTAGLI TECNICI:
Titolo: L'albero delle lattine
Titolo originale: The Tin Can Tree
Genere: Narrativa Straniera
Autore: Anne Tyler
Traduzione: Laura Pignatti
Editore: Guanda
Anno di pubblicazione: 2010
Collana: Narratori della Fenice
Informazioni: pg. 250
Codice EAN: 9788860887719
Prezzo di copertina: € 16,00
COMMENTI:
"Quando esce un nuovo romanzo di Anne Tyler bisogna lasciar perdere tutto e comprarlo subito. E naturalmente leggerlo." [Nick Hornby]
"Una prosa che ci emoziona e ci incanta. Ogni volta." [D di Repubblica]
Tanto bello quanto strano. Bello il film, bella l’idea, bella la colonna sonora, belli i personaggi. Bello. Tratto dal romanzo omonimo, opera prima dell’esordiente Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata ti prende per mano e ti conduce dritto dritto on the road, in un viaggio nelle campagne Cieche e Ucraine alla ricerca del passato. Un film per chi cerca e per chi colleziona ricordi.
Tutto inizia quando Jonathan, o per alcuni JonFen, giovane americano di origini ebraiche, si mette alla ricerca di Augustine, una donna che salvò la vita al nonno ai tempi del nazismo, per riportarle un ciondolo di ambra con cavalletta incastonata. Per questo motivo decide di abbandonare temporaneamente gli Stati Uniti e di partire per Trachimbrod, in Romania, dove, in compagnia di una guida locale (Aleksandr), di uno strano autista (il nonno di Aleksandr) e del loro cagnolino (Sammy Davis Junior Junior), si metterà alla ricerca del passato.
Condite il tutto con tre pizzichi di humour, un paesaggio fantastico che conserva ancora, o “colleziona” (termine forse più appropriato), tracce del proprio passato bellico, e con un’originale musica balcano-yddish che ti esalta e ti spinge all’azione mentre, contemporaneamente ti trascina per mano tra le braccia amorevoli di una malinconia sconfinata. Gli artefici di tutto questo sono per lo più i Gogol Bordello, Paul Cantelon e Leningrad ma qui sotto trovate tutte le tracce:
1. Paul Cantelon–Odessa Medley
2. Leningrad–Zvezda Rok-N-Rolla
3. Csokolom–Amari Szi Amari
4. Leningrad–Dikiy Muzhchina
5. Paul Cantelon–Prologue/Babushka
6. Paul Cantelon–Little Jonathan/The Wall
7. Gogol Bordello–Bublitschki
8. The Con Artists feat. Peter Miser Ya-takoy
9. Leningrad–Malen'kiy Mal'chik
10. Tin Hat Trio–Fear of the South
11. Paul Cantelon–River Of Collections
12. Paul Cantelon–Tank Graveyard/Valse de Suzana/Dee-yed
13. Paul Cantelon–Sunflowers
14. Paul Cantelon–War Is Love/eta-Ya
15. Paul Cantelon–Trachimbrod/Ressurection/Requiem
16. Paul Cantelon–Inside-Out
17. Gogol Bordello Start Wearing Purple
Ambientato nei repressivi anni ’70, in quella parte di paese che non si piega al regime, Le notti di Teheran è un libro tenerissimo che sorprende per la sensibilità maschile che fa emergere e che riesce ad avvicinare il lettore a un Iran comunemente dipinto come lontanissimo dai nostri usi e consumi quotidiani. Cosa che in realtà non è, perché la natura umana e i sentimenti che da essa scaturiscono sono gli stessi, in ogni dove e in ogni quando.
Nel 1973 Pasha ha 17 anni e ha ancora un anno davanti da trascorrere in una scuola superiore di Teheran, prima della sua probabile partenza per qualche università statunitense. E’ in questo ultimo anno che accade tutto. Accade che scopre il mondo, i libri, le sigarette, le stelle, le viette di Teheran di notte viste dall’alto del suo tetto, l’amicizia, l’amore per Zari, la ragazza della porta accanto, scopre il fermento politico iraniano, il regime, il dolore e poi ancora l’amore.
Bello da piangere. E da ridere, ovviamente. Perchè anche l'ironia è importante in questo mondo.
Titolo: LE NOTTI DI TEHERAN
Titolo originale: Rooftops of Teheran
Genere: Narrativa Straniera
Autore: Mahbod Seraji
Editore: Newton Compton
Anno di pubblicazione: 2010
Collana: Nuova narrativa Newton
Pagine: 336
Sullo sfondo una Polonia ebraica, Varsavia, la campagna e un variopinto quadretto di generi umani. In primo piano Yasha, il mago di Lublino, un funambolo lacerato dentro, un celebre prestigiatore, un fantastico illusionista, un travagliato ipnotizzatore, maestro nell'arte di aprire serrature e nel sedurre le donne.
Yasha è un esterno, un diverso, un coltivatore vagabondo di dubbi con una propria religione che insegue ed è inseguito dall’eccesso supremo. Fino all’estremo.
Poi, Dio.
Yasha, così come Siddarta, si trasforma in eroe. Fugge dalla lussuria in cui si trova invischiato e ritorna nel villaggio natio, dove si fa murare all’interno di quattro pareti, rinunciando al Desiderio e rifugiandosi in Dio, in una sorta di auto-reclusione espiatoria.
Ambientato in Polonia, anche in questo libro Singer si concentra sull’universo interiore dei personaggi, compiendo con loro un percorso di crescita, denudandoli, esponendoli al ridicolo e, infine, per lo più, risolvendoli. Il Mago di Lublino da ateo conoscitore dei testi sacri ebraici, inizia a scorgere Dio in ogni cosa, in ogni dettaglio, trasformandosi in credente praticante, venerato da pellegrini che giungono a lui da ogni parte del mondo. In realtà, per Yasha non si tratta di santità, ma dell’unico modo per controllare realmente i propri impulsi. Interessante…anche se, forse, in profondità, irrisolto.
"Date un'occhiata per favore. Riuscite a vederci? Riuscite a vedere nella nostra utilitaria rossa? Immaginateci dall'alto, come se volaste sopra di noi in elicottero o sul dorso di un uccello, mentre la nostra automobilina sferraglia pancia a terra, arrancando su per la sua lenta traiettoria ma pur sempre a ottantacinque, novanta all'ora, avviluppandosi intorno alle interminabili, talvolta assurde curve in cui si snoda la Highway 1. Osservateci, perdio, sparati a fionda dal lato nascosto della luna, mentre ci gettiamo a braccia aperte verso tutto quello che ci spetta. Ogni giorno raccogliamo quel che ci viene incontro, ogni giorno veniamo ripagati di quanto ci è dovuto per ciò che meritiamo, e con gli interessi per giunta, con un pizzico di riguardo in più, eccheccazzo, noi due siamo in credito, perdio - e così ci aspettiamo di tutto, letteralmente di tutto." -
D.Heggers, L’opera struggente di un formidabile genio.
Nient'altro da aggiungere....
La sera dell’Epifania del 1966, da un treno che da Sondrio arriva a Bellano, scende un Pianista. E’ il protagonista di Pianoforte vendesi, l’ultimo romanzo (o meglio “racconto lungo”) di Andrea Vitali, pubblicato qualche mese fa dalla Garzanti.
A onor del vero, non si tratta di un pianista nel senso stretto del termine: non suona nessuno strumento, piuttosto usa le sue dita lunghe e affusolate per sfilale portafogli e oggetti vari dalle tasche e dalle case di tanti malcapitati.
Arriva a Bellano intorno all’ora di cena, dove, come previsto, trova una cittadina avvolta nell’atmosfera di sospensione che caratterizza la festa paesana dell’Epifania, una situazione che ben si adatta alla sua fruttuosa professione di ladro. Ad attirarlo in quel posto, infatti, è stata proprio la processione dei Re Magi, con l’implicita conseguente e allettante prospettiva che essa portava con sé: avrebbe di certo trovato strade affollate, case vuote e auto incustodite. Insomma,per il nostro c’era proprio di che sbizzarrirsi
Ed è proprio a questo punto che ha inizio la singolare avventura del protagonista: visto che fa freddo, il cielo è cupo e che deve attendere l’ora giusta per entrare in azione, occupa quello spazio di tempo abbuffandosi di trippa al sugo e vino rosso. Ma l’ora giusta non arriva mai: la buona riuscita della serata è compromessa dalla neve che inizia a scendere copiosa. La processione è annullata e la gente abbandona le strade per rintanarsi nelle proprie case.
Il pianista ha fallito del tutto. E’ allora che si ricorda di un cartello visto per strada, durante il suo giro di ricognizione, attaccato ad un portone socchiuso.”Pianoforte vendesi”, diceva.
Attirato da quelle parole, l’uomo ritorna davanti a quella casa, sale le scale e cerca di aprire una porta. E’ aperta, ma lì dentro non c’è nulla da rubare. In compenso c’è una vecchia che lo trattiene con le sue ciancie.
Da lì in poi, in quella notte infinita in cui le anime dei morti tornano a festeggiare insieme ai vivi, accadranno cose strane velate di mistero che non sto qui io ora a raccontarvi…….Leggetelo! (E’ carino, è corto, più che un romanzo è un racconto gotico originale della buona notte per bambini cresciuti!
And I like It!!