venerdì 27 luglio 2012

ESSERE O NON ESSERE JOHN MALKOVICH?


Titolo: Essere John Malkovich
Titolo originale: Being John Malkovich 
Regia di: Spike Jonze
Sceneggiatura: Charlie Kaufman
Attori principali: John Cusack, Cameron Diaz, Catherine Keener, John Malkovich, Orson Bean
Genere: Commedia
Durata: 103 minuti
Uscita: 1999



"Se anche tu riuscissi ad avermi, non avresti la minima idea di cosa fare con me!"

Il primo film del regista Spike Jonze verte intorno all'allucinante possibilità di entrare nella mente di un altro, in questo caso in quella di un divo, John Malkovich per l'appunto. Divertente e originale, la sceneggiatura grottesca di Charlie Kaufman è interpretata da un cast eccezionale,
con John Malkovich nel ruolo di se stesso e John Cusack in quello di Craig Schwartz, un artista burattinaio un po' nevrotico dall'aria triste e stordita che grazie alle sue dita svelte riesce ad aggiudicarsi un posto da archivista in un ufficio che sa di Tim Burton, situato al settimo piano e mezzo di un palazzo e alto solo la metà degli altri piani. 


Ed è proprio qui che, per una serie di circostanze fantastiche, avviene la scoperta del passaggio segreto che conduce direttamente nella testa di Malkovich, rendendo possibile vivere la sua vita per una quindicina di minuti prima di venire risputati nel mondo, ai bordi del New Jersey Tumpike.
In tutto questo, un'irriconoscibile Cameron Diaz nei panni di Lotte, fidanzata di Craig, nonché appassionata di animali che ha trasformato la loro casa in un'arca di Noé, si contende l'attenzione del compagno con una collega di quest'ultimo (la bella Catherine Keener).
Un film che consiglio, anche perché dietro il tono divertente e scanzonato, si nasconde un messaggio di fondo legato alla divinizzazione dei divi e al bisogno di ritrovare un'identità perduta i mancata, di essere finalmente vincenti.


sabato 9 giugno 2012

"Tre volte all'alba"

Titolo: Tre volte all'alba
Autore: Baricco Alessandro
Prezzo: € 8,50
Pagine: 94 p.
Editore: Feltrinelli (collana I narratori)
Quel che aveva capito, con certezza assoluta, era che vivere senza di lui sarebbe stato, per sempre, la sua occupazione fondamentale, e che da quel momento le cose avrebbero avuto per sempre un'ombra, per lei, un'ombra in più,  perfino nel buio, e forse soprattutto nel buio. (A. Baricco)

Ci vorrebbe sempre una storia lunga giusto il tempo del viaggio in metropolitana, come quelle di Tre volte all'alba di Alessandro Baricco, dove il bell'antipatico torinese con la scrittura da Dio si cimenta con tre storie, in qualche modo interconnesse, anche se indipendenti tra loro, che hanno tutte inizio nella hall di un hotel, anche se in tempi diversi e tutte ambientate all'alba. Le affinità ritornano anche per quanto riguarda i protagonisti, sempre due sconosciuti che si incontrano per caso anche se finiscono per rivelarsi l'uno con l'altro come se si conoscessero da tempo, e sempre un uomo e una donna, con rapporti di età e di influenza sempre diversi: entrambi adulti nel primo racconto, un uomo e una giovane ragazza alle prese con un fidanzato geloso nel secondo e una donna e un bambino in fuga nell'ultimo.

'Tre volte all'alba' lo si ritrova citato anche in 'Mr Gwyn', il precedente romanzo di Baricco,  e pare che proprio qui sia nato l'impulso a dare un contenuto e rendere reale ciò che inizialmente era solo una mera citazione di cui non si sapeva niente di più se non che era stato scritto da un misterioso angloindiano, tale Akash Narayan.

Un libro in qualche modo emotivamente silenzioso, anche se silenzioso non vuol dire piatto o caratterizzato dall'assenza di contenuto, quanto qualcosa che si percepisce ma non si riesce bene a definire, perché nascosto dietro a discorsi e parole.


    sabato 2 giugno 2012

    Un giorno questo dolore ti sarà utile

    Titolo: Un giorno questo dolore ti sarà utile 
    Autore: Peter Cameron 
    Editore: Adelphi
    Pagine: pp. 206 
    Isbn: 9788845921810 
    Genere: Letteratura nordamericana 
    Prezzo: € 17,50
    «Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché»


    Avrei tanto voluto che la giornata fosse tutta come la colazione, quando le persone sono ancora sintonizzate sui loro sogni e non è previsto che debbano affrontare il mondo esterno. Mi sono reso conto che io sono sempre così; per me non arriva mai il momento in cui, dopo una tazza di caffè o una doccia, mi sento improvvisamente pieno di vita, sveglio e in sintonia col mondo. Se si fosse sempre a colazione, io sarei a posto.”

    James, diciottenne New Yorkese annoiato e in cerca di solitudine, vive a Manhattan lavorando nella galleria d'arte contemporanea della madre, appena uscita frastornata dal suo terzo matrimonio fallito. 

    Non intende frequentare la Brown University, a cui si e' iscritto, ne' le altre università, terrorizzato all'idea di trascorrere tutto quel tempo accanto agli inutili coetanei con cui non ha niente da condividere: il suo unico desiderio e' invece trovare un'antica dimora nel Midwest e dedicarsi alla lettura ed essere dimenticato, rimanendo finalmente solo con Mirò, il cane "che si crede umano e osserva con bonaria condiscendenza le semplici maniere animali degli altri cani”.

    Gli unici veri punti di contatto con il mondo esterno, oltre a Miro', rimangono la dottoressa Adler, (la sua psicoanalista), John,e Nanette, la nonna materna che abita in una villetta stile Tudor ad Hartsdale. Insomma, un romanzo carino di Peter Cameron, da cui è stato tratto recentemente anche un film, anche se, francamente, non convince: mi aspettavo di più.



    domenica 13 maggio 2012

    LASHKARS – FOTO DAL PAKISTAN DI MASSIMO BERRUTI




    "It is very rare that one experiences so directly, before a photographic work, the feeling of what inspired it and of what from day to day was its purpose. It is especially so as this feeling is completely contrary to what we think – or believe – we know of war photography". Christian Caujolle in "Lashkars" Ed Actes Sud 2011


    Mi sono persa in una foto.
    In bianco e nero, è talmente essenziale, ma al contempo profonda da arrivare al cuore delle cose.


    Non a caso, fa parte di Lashkars La serie di fotografie esposte a Spazio Forma, premiate dalla Fondation Gestion Carmignac dopo una selezione di progetti sull’area del Pashtunista. L’autore è un fotografo romano, classe 1979, Massimo Berrutti, un reporter di frontiera che ha viaggiato molto in Asia, e in particolar modo in Pakistan e Afghanistan, interessandosi ai cambiamenti sociali che stanno interessando la regione.
    Dalla condivisione della vita quotidiana con i Laskhars, sono nate queste visioni pure, animate da un movimento interno e ambientate in un rigido inverno, ma anche vere, con una storia intrisa di sofferenza, speranza e attesa.

    «Nel mio lavoro non ci sono mezze misure. Investe tutto, anche la sfera privata. È una passione che prosciuga e da cui è impossibile fuggire». Massimo Berrutti

    «La fotografia mi affascina per la sua innata capacità di comunicare, è un modo per poter dire qualcosa. Le storie che vado a raccontare hanno quasi sempre un retroscena che io non condivido e che vorrei evidenziare forse anche per suscitare un po' di fastidio, procurare una sorta di orticaria. Per chi fa reportage, la finalità è sempre legata al voler comunicare qualcosa, pur mantenendo uno sguardo imparziale. Vorrei che le mie fotografie parlassero attraverso il loro contenuto, la sostanza. Non voglio indirizzarne la lettura attraverso giochi di atmosfere. Penso che una fotografia non debba essere costruita, quanto piuttosto cercata». Massimo Berrutti

    sabato 28 aprile 2012

    IL CENTENARIO CHE SALTÒ DALLA FINESTRA E SCOMPARVE

                                                        Vai al sito dell'autore

    Titolo: IL CENTENARIO CHE SALTÒ DALLA FINESTRA E SCOMPARVE
    Autore: JONAS JONASSON
    Editore: BOMPIANI
    Pagine: 446
    Prezzo: € 17,90

    Mentre nella casa di riposo sono in corso i preparativi dei festeggiamenti per il giorno del suo centesimo compleanno, Allan Karlsson decide di punto in bianco di tagliare la corda scappando dalla finestra di camera sua, dando così inizio ad una spassosa storia surreale. Gli ingredienti ci sono tutti: una valigia rubata, un pullman senza una meta precisa, una gang criminale che vuole recuperare il contenuto della valigia, una serie di omicidi, un commissario ubriacone e un GIP preoccupato di salvare la faccia.
    E, tra le varie vicissitudini, esilaranti equivoci e assurdità, del viaggio roccambolesco del fuggiasco e della sua combricola, una serie di flashback riportano alla luce l’incredibile storia di Allan, che nel corso dei supi cent'anni ha conosciuto i più grandi della terra, dal Presidente Truman a Mao Tse Tung, dal generale De Gaulle a Kruscev, grazie a una dote acquisita casualmente in giovinezza: essere in grado di costruire una bomba atomica.

    Jonas Jonasson
    La straordinaria fuga di Allan ha già fatto vendere all’autore (il giornalista svedese Jonas Jonasson) più di due milioni di copie in poche settimane, portando il libro, che presto diventerà anche un film, in testa alle classifiche.
    Un’ironia geniale, un libro scorrevole che si fa divorare, stupendo e divertendo: anche in metropolitana non sono riuscita a trattenere le risate!


    giovedì 12 aprile 2012

    "CECITÁ" E IL MERAVIGLIOSO MONDO DI SARAMAGO


    TITOLO: Cecità
    AUTORE: Jose' Saramago
    EDITORE: Feltrinelli
    TRADUTTORE: Desti R.
    ANNO: 2010
    PAGINE: 276
    PREZZO DI COPERTINA: € 9,50

    "Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono".


    Ancora una volta Saramago mi sorprende con i suoi racconti fantastici, seppure così veritieri, raccontati attraverso il simil flusso di coscienza che lo contraddistingue, dove tutto scorre senza pause n'è aggettivi di troppo.

    Non importa dove, ne' quando, ne' chi, le prime vittime di un inspiegabile epidemia vengono rinchiuse in un ex manicomio, al fine di cercare di arginare il contagio, anche se inutilmente perché rimarrà una sola donna in grado di vedere il mondo e di organizzare una sorta di micro comunità dove i sentimenti saranno in grado di sopravvivere.
    Nel frattempo, la paura e la violenza si diffondono sia dentro che fuori dall'istituto e in pochi vi sopravvivono (fra loro c'è anche il 'cane delle lacrime').
    E il lettore si trasorma in un cieco che scopre le reazioni psicologiche di un'umanità che viene messa a nudo e si svela bestiale e intrinsecamente violenta.

    mercoledì 28 dicembre 2011

    La magnifica storia di "AZUR E ASMAR"

    Regia e sceneggiatura: Michel Ocelot Prodotto da: Christophe Rossignon Produzione: Nord-Ouest Productions, Lucky Red, S2 International, Intuition Films e Artmis Production Realizzazione: Mac Guff Ligne Distribuzione: Lucky Red

    Ogni tanto i buoni sentimenti fanno proprio bene e un lungometraggio di animazione come questo è in grado di destare l’interesse di un pubblico di tutte le età, catturando l'attenzione e il cuore degli spettatori in un mondo magico, in cui due culture e due religioni lontane si incontrano, quella occidentale e la civiltà islamica.

    La storia, legata all'infanzia del regista trascorsa in Africa, narra infatti le vicende di due bambini, il biondo Azur e il bruno Asmar, cresciuti dalla nutrice (la mamma di Asmar) nella casa del ricco padre di Azur. Un giorno, il severo padrone di casa decide di dividere i due "fratelli" e di mandare il proprio figlio in collegio, cacciando via la nutrice e Asmar. Nonostante questo tutti si riincontrtanno al sud, nelle terre narrate nelle storie della nutrice, nel tentativo di liberare la bellissima Fata dei Jinns, imprigionata in attesa del suo salvatore.

    Belle le suggestive ambientazioni medievali, degli anni antecedenti le crociate in cui la pellicola è ambientata, così come gli abiti portati sullo schermo e la colonna sonora, realizzata da Gabriel Yared, uno dei maggiori compositori francesi, già vincitore di un Oscar. Un capolavoro di colori e grafiche dalle ambientazioni magiche in cui Ocelot abbandona la tavolozza quasi monocromatica di Kirikù, passando dall’Africa nera al mondo arabo pieno di illusioni e colori, intrisa di fate, miti, sortilegi e creature favolose.

    lunedì 26 dicembre 2011

    IL GIARDINO DELLE VERGINI SUICIDE





    “E così abbiamo cominciato a capire un po’ delle loro vite.

    Scoprivamo memorie ed esperienze a noi sconosciute, sentivamo come sia imprigionante la condizione di ragazza, come rendeva la mente più attiva e sognatrice e come alla fine si faceva a capire quali colori andassero bene insieme. Scoprimmo che le ragazze in realtà erano donne travestite, che capivano l’amore e la morte e il nostro compito altro non era che fare quel chiasso che sembrava affascinarle tanto. Capimmo che sapevano tutto di noi, e che noi non potevamo comprenderle affatto.”





    Film particolare, tratto dal romanzo omonimo di Jeffrey Eugenides, che ha consacrato alla regia la figlia d’arte Sofia Coppola, prima della sua biogtafia pop di Maria Antonietta,

    Un lungometraggio in cui una serie di istantanee offuscate ritraggono i diversi stati d’animo che andranno poi a costituire la trama stessa del film, in cui la vita di un eclettico gruppo di ragazzi viene sconvolta dalla loro ossessione verso le cinque bellissime sorelle Lisbon, Cecilia, Lux, Bonnie, Mary e Therese, alle prese con un’adolescenza tormentate da genitori che credono di fare il loro bene. Una madre (K. Turner) timorata e intransigente che arriva a costringere una delle sorelle a bruciare i propri dischi per punizione, cercando di proteggere la propria famiglia da tutto ciò che costituisce devianza. Un padre (J.Wood) assente, troppo impegnato a costruire modellini, per accorgersi di quello che accade in tra le mura domestiche.

    In sottofondo la colonna sonora (affidata al duo francese Air) sottolinea incredibilmente il passaggio dall’interiorità di Lux (K. Dunst) e delle altre sorelle al freddo perbenismo dei coniugi Lisbon, per mezzo di continui passaggi di atmosfere cupe e passionali al gelo, all’ossessione religiosa che imbriglia il desiderio di vivere nelle ragazze.

    La figura femminile che ne emerge è una donna intrinsecamente sola in tutte le fasi della sua vita, ma dotata di un’incommensurabile carica energetica tanto più presente quanto più imprigionata dietro una presunta inncocenza, mentre l’uomo è assente o, se presente, quantomeno irrilevante.

    Un lungometraggio molto intenso che si imparonisce del circuito nervoso dello spettatore e dei suoi ricordi e in cui la telecamera altera la relatà, trasformandola in percezione soggettiva e quindi, in quanto tale, in realtà filtrata da una condizione di straniamento melanconico, in cui la vita è altrove e viene vissuta indirettamente attraverso riviste patinate e cataloghi di viaggio, in un’atmosfera ovattata dai colori pastello.

    martedì 6 settembre 2011

    "MIO NONNO RACCONTA", UN LIBRO DI ROSA GIACOMOBELLO



    Una sottile linea poetica percorre le pagine, in cui, tramite l’espediente di un’intervista, un contadino del meridione risponde alle domande che i suoi sette figli e i nipoti gli pongono, mettendo in mostra senza ritrosia le proprie emozioni e sprigionando una marea di ricordi che viene messa a disposizione di quanti desiderano conoscere lo scorrere della vita dei braccianti agricoli meridionali nella prima metà del novecento, sullo sfondo di un'Italia che cambia, passando dalla guerra di Mussolini ai problemi post bellici.
    E’ la storia di un popolo mutilato dalla guerra, dalla politica italiana, una storia fatta di povertà e atroci silenzi, dove personaggi e luoghi lentamente prendono vita andando ad intrecciarsi con altri ricordi.
    Denso di riferimenti filosofici, scientifici e storici, il racconto sembra unire la forza della storicità ad un lucido sguardo metafisico che domina il grande flusso degli eventi, da quelli colossali (come le guerre mondiali) a quelli più intimi, di cui vengono evocate le sensazioni, in alcuni casi, lasciando spazio a personali interpretazioni, senza che deragliano dalla veridicità. Attorno alla vita di un bracciante del sud prende vita un intero mondo, fatto di gente comune e di illustri esponenti politici meridionali quali Tommaso Fiore, Rocco Scotellaro, Giuseppe Di Vittorio, Giuseppe Di Vagno, Dino De Lucia, che subirono torture e gravi offese per il coraggio dimostrato a sostegno del proletariato e della pace sociale.
    Se siete stati ispirati o semplicemente incuriositi da questa breve descrizione sappiate che il libro è consultabile e reperibile sul sito http://www.ilmioliro.it/ e nelle Librerie Feltrinelli-
    Di seguito un estratto dell’Intervista a Rosa Giacomobello, autrice del libro che narra la vita dei braccianti agricoli meridionali tratta dal sito internet AltamuraLife.

    ANNA MARIA COLONNA

    Giovedì 11 Agosto 2011 AltamuraLife.

    “……

    Questo libro rappresenta un suo sogno nel cassetto... lei descrive le esperienze vissute e raccontate da suo padre. Di che cosa si tratta?

    Quando vivevamo ancora tutti nella casa dei genitori - prima che ognuno di noi seguisse la sua strada, ma anche dopo - a pranzo o a cena facevano accese discussioni pro o contro i sentimenti politici di mio padre e ognuno di noi esprimeva i propri pensieri e chiedeva informazioni per soddisfare le proprie curiosità. Io ho mentalmente custodito le nostre domande e le risposte di mio padre e ho sempre pensato di riportarle prima o poi in forma scritta. Il pensionamento e l'indipendenza raggiunta dai miei figli finalmente mi hanno consentito di realizzare questo progetto. E' la descrizione della dura e amara vita dei contadini del Sud nella prima metà del Novecento.

    …..

    Il libro ha una struttura particolare... parla di un nonno che risponde a delle domande...

    Il libro è strutturato esattamente come avvenivano le discussioni a carattere sociale e politico in famiglia. Mio padre esprimeva le sue posizioni socio-politiche e noi esprimevamo i nostri dissensi o le nostre approvazioni. Io mi sono limitata a dare un ordine cronologico agli eventi oggetto di discussioni o di riflessioni.

    ----“

    mercoledì 31 agosto 2011

    Ancora Murakami: TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO


    TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO



    Autore: Murakami Haruki
    Titolo: Tutti i figli di Dio danzano
    Anno di pubblicazione: 2005
    Editore: Einaudi
    Pagine: 156
    Euro: 12,00
    ISBN: 9788806178130
    Traduzione: Giorgio Amitrano



    I racconti contenuti in Tutti i Figli di Dio danzano

    · Atterra un UFO su Kushiro

    · Paesaggio con ferro da stiro

    · Tutti i figli di Dio danzano

    · Thailandia

    · Ranocchio salva Tokyo

    · Torte al miele



    Tutti i figli di Dio danzano è una raccolta di racconti di Haruki Murakami accomunati da un tema, il terremoto di Kobe, che ha segnato grosso trauma della storia del Giappone degli anni ’90.

    I personaggi di Murakami sono dei sopravvissuti che nascondono nelle profondità delle loro anime le cicatrici di una tragedia che vorrebbero rimuovere ma che costantemente tornano come fantasmi nel loro quotidiano, richiamandone costantemente la loro attenzione

    A questo punto, al centro di ogni racconto, come nelle favole della buonanotte raccontate ai bambini, nel bel mezzo di una natura morta di sentimenti contrastati, interviene un incontro chiave in grado di aprire uno spiraglio di luce e di cambiare il corso di un'esistenza, la promessa di una via d'uscita dal dolore della morte o addirittura la salvezza dalle paure di una città intera.



    Riporto qui di seguito una citazione in cui ho trovato il senso profondo che personalmente attribuisco ai sei racconti: mentre stai per cadere, c’è sempre qualcuno che ti afferrerà al volo. Basta abbandonare la rigidità e lasciarsi andare.

    "Calpestava la terra, e roteava le braccia con eleganza.

    Ogni movimento chiamava il successivo, e si collegava a esso in modo autonomo. Il suo corpo tracciava un diagramma dopo l'altro.

    E in quella danza vi erano forma, variazioni e improvvisazione. Dietro al ritmo c'era un ritmo, e tra di essi vi era un altro ritmo invisibile.

    In alcuni momenti chiave, Yoshiya riusciva a cogliere una visione d'insieme dei loro complessi intrecci.

    Diversi animali erano nascosti nella foresta, come in un'illustrazione cifrata. Vi apparteneva anche una belva spaventosa che non aveva mai visto.

    A un certo punto sapeva che avrebbe dovuto attraversare quella foresta. Ma non aveva paura. Cosa aveva da temere? Era la foresta che esisteva dentro di lui. E la belva quella che lui stesso portava con sé.

    Yoshiya non sapeva per quanto tempo aveva danzato. Però era durato a lungo. Abbastanza a lungo da avere le ascelle bagnate di sudore.

    Poi a un tratto pensò a tutto ciò che esisteva al centro della terra che adesso calpestava. Lì c'era il rifugio sinistro di un'oscurità profonda, una corrente sotterranea, sconosciuta agli uomini, che trasportava il desiderio, un brulicare di viscidi insetti, e lì si annidava quel terremoto che trasformava le città in ammassi di detriti. Tutte queste energie contribuivano a creare il ritmo della terra.

    Yoshiya smise di danzare, e mentre cercava di regolare il suo respiro, abbassò lo sguardo sulla terra ai suoi piedi, come se spiasse una voragine senza fine."


    martedì 9 agosto 2011

    PALOOKAVILLE – ovvero, io amo Vincent Gallo!


    Regia: Alan Taylor

    Uscita Originale: 1996

    Cast: William Forsythe, Vincent Gallo, Adam Trese, Gareth Williams, Frances McDormand

    Genere: Un mix tra Commedia e Poliziesco

    Durata: 1h 32m


    Per caso, sfracellata sul divano, mentre cambiavo canale in cerca di qualcosa che catalizzasse il mio sguardo, mi sono bastati pochi secondi per rimanere intrappolata da Palookaville, un film americano del 1995 di Alan Taylor scritto da David Epstein,

    In una cittadina del New Jersey tre giovani disoccupati, Jerry, Russ e Syd, i classici buoni a nulla più per svogliatezza che per mancanza di doti personali, stanchi della vita che conducono e delle umiliazioni a cui ogni giorno vengono sottoposti, si spremono il cervello alla ricerca di un’attività alla loro altezza, non troppo pesante, interessante, con degli orari buoni etc…etc….che li garantisca di portarsi a casa la pagnotta.

    Un po’ per caso, un po’ per il destino che fa venire un infarto al guidatore del portavalori che viaggiava davanti a loro, decidono di tentare il colpo della vita, ma la loro inconcludenza sarà di ostacolo, tanto che alla fine verranno pubblicamente premiati per una buona azione.

    Il film ha un bel ritmo, ha la dose giusta di ironia e amarezza, di rabbia e di tranquillità. In alcuni punti rimanda a quell’arte rarissima di sopravvivere dei Soliti Ignoti di Monicelli, e alla fine, anche la dedica mi stupisce: a Italo Calvino (in realtà il film è un adattamento di un suo racconto breve).

    venerdì 17 giugno 2011

    Titolo originale: The Tree of Life
    Nazione: U.S.A.
    Anno: 2010
    Genere: Drammatico, Fantastico
    Durata: 138′
    Regia: Terrence Malick
    Cast: Brad Pitt, Sean Penn, Fiona Shaw, Jessica Chastain

    "Un giorno cadremo e verseremo lacrime. E capiremo tutto, ogni cosa."



    Complesso e poderoso.

    Pura poesia visiva. Immagini a metà tra la grazie e il nulla.

    Una danza degli spiriti su uno sfondo siderale, fra luce e tenebra, creazione e distruzione, grazia e natura.

    Lo schermo nasconde un mondo mai visto prima, vivo e grandioso.

    Dietro la storia del singolo c’è la vera combustione del mondo e dietro la vera combustione del mondo c’è un creatore con cui bisogna fare i conti, un Dio prepotente che esige sacrifici.

    Poi, la Rabbia, con la Erre maiuscola, di chi guarda le cose succedere senza riuscire a coglierne il senso.

    La trama? Non so se si può definire così. Il film somiglia più a un ritratto di famiglia, di una famiglia texana in particolare, gli O’Brien: un padre tradizionalista e molto esigente (Brad Pitt), una madre dolcissima e piena di attenzioni (Jessica Chastain), e i loro tre figli. La loro storia viene rivissuta dal rancoroso Jack, figlio maggiore diventato adulto (Sean Penn) e viene dispersa nel corso della vita, dall’origine del mondo (dinosauri inclusi) ad oggi.

    Un capolavoro. Un opera geniale e urlante. Che disorienta.

    "PELLE" di Erica Zanin

    "PELLE" di Erica Zanin
    Un romanzo in vendita su www.ilmiolibro.it

    "PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

    Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.